Page 23 - il viaggio dello zinco
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MINATORI E "TAISSINE" 1 minerale veniva estratto nelle miniere della Valle del Riso con il duro lavoro dei minatori. Il "mestiere" del minatore della nostra valle è descritto in pa- recchie riviste della prima metà del secolo scorso. In una di queste si legge: "La Società occupa un numero considerevole di operai, forti uomini della nwntagna, soldati del piccone e della mazza, figure alte di giganti, barbuti, cresciuti fra l'aspra fatica e la sel- vaggia natura che li ha cresciuti e fatti forti e onesti. Lassù, in cima alla montagna il lavoro è la re- ligione dell'uomo. Dalle prime ore del mattino alle tarde della sera è un muoversi frettoloso, un rombare di mine, tutto un nobile affaticarsi per la conquista del pane, del benessere,forse della ric- chezza". E in un'altra: "I valligiani hanno prediletto per tradizione il mestiere dei loro avi e sono minatori provetti e coraggiosi; nel lavoro come nelle ascensioni il pericolo e le difficoltà non ne sce- mano l'ardire, sanno con prudenza e con accortezza tutta loro affrontare e superare ogni rischio". Anche in alcuni libri scolastici erano descritte le miniere e il lavoro del minatore come nel "Libro sereno" di letture per le scuole elementari di C. Rinucci edito nel 1907 dall'Isti- tuto Italiano d'arti grafiche di Bergamo, dove alle pagg. 248 e 249 si legge: "Vi sono delle miniere che per la loro estensione e per la loro profondità meritano di essere collocate fra le opere pili grandiose che siano uscite dalle mani dell'uomo... il minatore che, libero e giulivo, s'avanza con ardimento a fronte del pericolo. L'abitudine gli leva ogni timore: d'altronde,pieno di confiden- za nella solidità della roccia che trafora, esso si vede completamente in sicurezza ne'suoi sotterra- nei rivestiti di muratura, o, solo anche di tavolati. Nulla certamente sarebbe in grado di dipingere per la prima volta a visitare nelle loro officine questi abitanti delle tenebre... Le reti delle gallerie che s'incrocicchiano in tutte le direzioni rappresentano un vero labirinto, in cui, senza guida, non s'oserebbe penetrare. Il debole chiarore delle lampade che spandano una sinistra luce, nella quale gli operai appaiono e spariscono come ombre; il silenzio interrotto solo dal rumore dei martelli, dal monitorio delle acque, dalle degnazioni delle mine, che l'eco moltiplica, ed il cui suono sordamen- te si estingue: tutto ciò lascia nella memoria ricordi incancellabili"'. Oltre che in condizioni di pericolo si lavorava pure al freddo. Lo descrive anche il mi- natore di Corno Benedetto Guerinoni che dal 1939 al 1945 svolse le mansioni di capo Taissineal lavoro squadra nei trasporti esterni (ne dirigeva due composte dai 20 ai 36 operai) nelle miniere (anni '30) di Oltre il Colle. Durante quel periodo scrisse in alcuni fogli un diario della sua at- tività lavorativa; in uno passo di questo si legge: "Le due squadre continuavano fino a no- vembre, poi con una squadra si continuava sempre anche d'inverno, nonostante la lunga ferrovia che dalla Plassa alla stazione Macallè misura circa due chilometri, tutto alla scoperta, e i vagoni venivano trainati con muli, così si do- veva affrontare tutte le temperie, specialmente d'inverno rendeva difficile il trasporto, così continuava il lavoro". Il giornalista Carmelo Dionisio sul gior- nale "L'Eco di Bergamo" del 17 novembre 1953 ricorda la lontananza del posto di la- voro per alcuni minatori. "Non dal solo lavo- ro è però divorata la vita dei minatori della Valle del Riso: lunghe, estenuanti ore di marcia pre-