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RIVISTA MINERALOGICA ITALIANA 4-1992 Le miniere di piombo e zinco della Val Seriana.(Bg) Introduzione In questa nostra seconda nota, descriveremo in modo puntuale le principali miniere di zinco della bergamasca. Anche in questo caso ci è parso opportuno dare particolare importanza alle notizie storiche desunte da varie fonti bibliografiche, alcune delle quali pensiamo siano poco note. La quasi totalità di queste miniere fu riunita, alcuni decenni orsono (vedi R.M.I., n° 3, 1992), in due grandi concessioni estendente si in Val Seriana e in Val Brembana: in accordo con ciò, ci è sembrato storicamente più corretto trattare singolarmente le due valli ed in ognuna di esse ogni miniera, così come era stato fatto dal prof. Umberto Savoia nel 1911. Lo stesso criterio è stato da noi adottato (dove possibile) per la trattazione geologica. Dal punto di vista mineralogico, invece, le descrizioni delle specie minerali è stata trattata in modo generale, rispettivamente per le due valli, dato che questi giacimenti presentano omogeneità sia di genesi che di associazione mineralogica. Per quanto concerne la nomenclatura mineralogica, ci siamo comportati nel modo seguente: nella trattazione storica e geologico-mineraria, i "minerali" (in senso minerario) di zinco oggetto di coltivazione sono stati denominati "blenda" e "calamina", dato che questa è tuttora la terminologia mineraria comunemente in uso. Nella specifica trattazione mineralogica tali minerali sono stati correttamente definiti sfalerite (blenda) e smithsonite ed emimorfite (calamina). Tratteremo per prime le miniere della Val Seriana: la ragione di tale scelta è dovuta al fatto che è da ritenere. secondo quanto scritto dal Rinaldi, che le prime ricerche siano state fatte proprio in questa valle e precisamente nella Valle del Riso. Pare infatti, a giudicare dai ruderi di antiche officine scoperti presso Gorno che, anticamente, si fabbricasse ottone: questo è il parere del Rinaldi (1940), il quale ci riferisce di alcuni antichi scavi a forma di pozzo quadrato scoperti presso Premolo e di numerosi bronzi rinvenuti nelle ricerche effettuate presso Parre, in località Castello. Questi bronzi furono trovati in un pozzetto e 230 di essi, tutti lavorati per uso personale e domestico, furono acquistati da un certo Mantovani. Questi osservava: dalla forma del pozzetto, dallo stato di conservazione degli oggetti rinvenuti, nonché dalle sbavature e dalla lavorazione non finita riscontrata in molti di essi, dall'elevata quantità di scorie, cenere e carbone presenti sia all'interno che all'esterno del pozzetto, che non vi erano dubbi si trattasse di un deposito di fonderia. Rinaldi fa notare che lo zinco, come metallo a se, non fosse ancora noto ai tempi dei Romani; questi consideravano la "calamina" un semplice fondente adatto, mescolato al rame, a dare ottone. Pare infine che si estraesse solo il "minerale" ricco in carbonato {smithsonite), abbandonando i silicati. Miniere di Zinco della Val Seriana Miniera di Monte Trevasco La concessione si trovava in comune di Parre, estesa a Nord fino alla località Scaletta, a Nord-Est fino alle baite del Monte Vaccaro, a Est alla località Monte Alino, a Sud e Sud-Ovest si incuneava tra gli abitati di Parre e Monte Trevasco fino alle sorgenti del torrente Nossa; a Ovest era limitata dalla cascina Faggiola e dalla Cima della Sponda. Fu scoperta ed avuta in concessione nel 1877 da Goudal Gibson con i f.lli Modigliani. Le coltivazioni interessarono dapprima la parte alta della miniera a partire dai cantieri Bedesca e Banchettino, seguiti dai cantieri Costa del Sabbione, Costa e Sponda, abbandonati nel 1895; dal 1897 si coltivarono i cantieri Terusello, Barberino e Perpignano: nel 1902 si aprì il Val Galena Superiore seguito dal Sabbione Superiore e dal Sabbione Inferiore.
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