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UN MAESTRO PER GLI AffRESCHI DELLA CHIESA DI SAN GIOVANNI La chiesa di San Giovanni è da sempre considerata uno degli edifci più impor- tanti e antichi del nostro paese. Nonostante si abbiano notizie di Gorno come comunità a partire dall’XI secolo, non si hanno informazioni certe riguardo la presenza dell’edifcio fno al 1510, in seguito ad un lascito testamentario in cui la chiesa viene menzionata. Nel 1988, durante alcuni lavori di ri- strutturazione, sulla parete destra interna all’edifcio venne scoperto ciò che resta del ciclo pittorico che probabilmente in origine doveva ricoprire la piccola navata nel XIV secolo. I lacerti sopravvissuti alle varie ristruttu- razioni avvenute nei secoli sono divisi al centro da una nicchia di epoca successiva. Alla sinistra di essa vi sono rappresenta- te due sante, probabilmente Santa Maria Maddalena e Santa Caterina d’Alessan- dria, mentre a destra della nicchia è visi- bile ciò che resta della raffgurazione di un’ “Ultima Cena”. Proprio questa “Ultima Cena” è stata recentemente inserita nel catalogo delle opere del Maestro di Sommacampagna, detto anche Giovanni da Volpino, pittore itinerante attivo nella seconda metà del trecento che, seguendo le vie dei commerci dell’epoca (specie quello minerario) si mosse tra la pianu- ra bresciana - veronese e la Val Camonica, concludendo le sue peregrinazioni nelle valli trentine. Del suo catalogo si conoscono ormai quasi ottanta opere, situate in più di trenta località, di cui solamente tre nella provincia di Bergamo: nella Chiesa di San Bartolomeo e Gottardo a Branico di Costa Volpino, nella Chie- sa di San Michele a Cambianica di Tavernola Bergamasca e in ultimo l’affresco di recente attribuzione nella nostra chiesa di San Giovanni. L’ “Ultima cena” di Gorno risulta tuttavia una testimonianza molto danneggiata: dell’intera scena restano solo quattro apostoli e parte del desco dove si svolge la cena, in uno stato di conservazione caratterizzato da lacune più o meno piccole sparse su tutta la superfcie dell’opera. Gli apostoli sono dipinti di tre quarti, la tavola è riccamente imbandita e la tovaglia è decorata da greche geo- metriche e dai nomi degli apostoli: Matteo, Andrea, Simone e Bartolomeo. Nonostante l’affresco sia pervenuto in uno stato critico e lacunoso, nella rappresentazione della scena è pos- sibile riconoscere uno stile fortemente arcaico, caratteristica fondamentale del repertorio del Maestro di Som- macampagna, così come altri dettagli quali le fgure dai capelli ondulati e dagli occhi allungati, le campiture monocrome degli sfondi, la bidimensionalità dei piani rappresentati e le linee rossastre fortemente marcate dei bordi. Tutti elementi identifcativi della sua produzione, riscontrabili in modo evidente anche nell’affresco della nostra chiesa. Non si conoscono i committenti dell’opera né altri dettagli riguardo la sua realizzazione, ma la presenza in bas- so a sinistra di un lacerto di un precedente affresco, ci porta a formulare alcune ipotesi al riguardo. Al di sotto della tavola imbandita si possono notare infatti due fle di piedi, una sovrapposta all’altra, testimonianza quindi 22