Page 43 - N°4 aprile 1979
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GORNO II progetto «partecipazione». Bello! Eppure non funziona Al termine di ogni riunione si sente spesso la frase «ma ci vorrebbe più partecipazione», «ma cos'è che non va? l'orario? il tema trattato? le persone?...» Qualcuno poi lo chiede agi assenti e la risposta immancabilmente è questa «Non lo sapevo!» oppure «Guarda, non potevo pro- prio!»; di rincalzo l'interlocutore «Ma guarda che ci troviamo ancora settimana prossima, il mese prossimo...» e l'altro «Se posso, vengo (cioè non mi stufare, non l'hai capito che non verrò mai)». Infatti di fronte a ogni avviso di incontro uno prima di tutto decide se vai la pena o no di par- tecipare; questa è la prima scelta, poi cercherà i motivi anche seri (turni di lavoro, attività in ca- di confronto tra persone che la pensano diversa- sa, dialogo in famiglia, bisogni personali, argo- mente e attenzione e presa di posizione su pro- mento dell'incontro...) con cui sostenere la sua blematiche importate, ma assenza completa sui scelta o il suo rifiuto, reali problemi dell'uomo nell'ambiente. Nel decidere se vai la pena o no di partecipare Anche le forze che hanno stimolato e conti- ha molta importanza chi fa l'iniziativa e cosa si nuano a stimolare la partecipazione hanno mol- fa! Uno vede se l'organizzatore è uno del suo to da cambiare. Gli argomenti delle riunioni e le gruppo di appartenenza e dice «Qui devo andare formule di lavoro vengono «copiati» da altre a sostenerlo, non possono mancare» e nasce una esperienze e così non si centrano i veri interessi specie di clientelismo; diversamente non si spie- delle persone che si vorrebbero coinvolgere; a ga perché il pubblico cambia a secondo delle volte si crede nello spontaneismo (ognuno dirà persone che organizzano l'iniziativa. Una reale quello che si sentirà) così si crea una pericolosa volontà di confronto dovrebbe invece portare a sensazione di non far niente, di non concludere un dibattito sempre aperto ai contributi di ogni niente; in alcuni incontri le persone si sono tro- forza presente sul territorio. Anche sui contenu- vate coinvolte in violente discussioni e polemi- ti c'è una dipendenza dai mezzi di comunicazio- che di cui, immediatamente, non si capiva il sen- ne sociale: se un tema è d'attualità nella cultura so e non si vedeva chi raccontava cose vere o dominante si decide che deve essere importante false, per cui qualcuno ha concluso «io me ne anche in paese; i temi locali invece, che non tro- sto fuori di tutto, io non sto con nessuno, così vano risonanza nella cultura dominante, non so- non sbaglio (ma è proprio vero che a non fare no considerati importanti, a meno che non toc- niente non si sbaglia mai?)». Anche orari, acca- chino il portafoglio. E così si profila una parte- vallamento di impegni nelle stesse serate, orga- cipazione «a clienti» e una «problematica im- nizzazione degli incontri hanno il loro peso che portata, perché così fanno gli altri» che produce frena la realizzazione del progetto di partecipa- una lottizzazione degli interessi, una mancanza zione. XLIII