Page 13 - N159 LUGLIO 2016
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La Parola di Dio, rivolge alla Chiesa e a ciascuno di noi due inviti. Il primo è quello di san Paolo: «Lascia- A CHIGNOLO un suggerimento; è una vera e propria supplica a nome di Cristo: «Vi supplichiamo in nome di Cristo: la- tevi riconciliare con Dio» (2Cor 5,20). Non è semplicemente un buon consiglio paterno e nemmeno soltanto sciatevi riconciliare con Dio». Perché un appello così solenne e accorato? Perché Cristo sa quanto siamo fragili e peccatori, conosce la debolezza del nostro cuore; lo vede ferito dal male che abbiamo commesso e subìto; sa quanto bisogno abbiamo di perdono, sa che ci occorre sentirci amati per compiere il bene. Da soli non siamo in grado: per questo l’Apostolo non ci dice di fare qualcosa, ma di lasciarci riconciliare da Dio, di permettergli di perdonarci, con fducia, perché «Dio è più grande del nostro cuore» (1Gv 3,20). Egli vince il peccato e ci rialza dalle miserie, se gliele affdiamo. Sta a noi riconoscerci bisognosi di misericordia: è il primo passo del cammino cristiano; si tratta di entrare attraverso la porta aperta che è Cristo, dove ci aspetta Lui stesso, il Salvatore, e ci offre una vita nuova e gioiosa. Ci possono essere alcuni ostacoli, che chiudono le porte del cuore. C’è la tentazione di blindare le porte, ossia di convivere col proprio peccato, minimizzandolo, giustifcandosi sempre, pensando di non essere peggiori degli altri; così, però, si chiudono le serrature dell’a- nima e si rimane chiusi dentro, prigionieri del male. Un altro ostacolo è la vergogna ad aprire la porta segreta del cuore. La vergogna, in realtà, è un buon sintomo, perché indica che vo- gliamo staccarci dal male; tuttavia non deve mai trasformarsi in timore o paura. E c’è una terza insidia, quella di allonta- narci dalla porta: succede quando ci rintaniamo nelle nostre miserie, quando rimuginiamo continuamente, collegando fra loro le cose negative, fno a inabissarci nelle cantine più buie dell’anima. Allora diventiamo persino familiari della tristezza che non vogliamo, ci scoraggiamo e siamo più deboli di fron- te alle tentazioni. Questo avviene perché rimaniamo soli con noi stessi, chiudendoci e fuggendo dalla luce; mentre soltanto la grazia del Signore ci libera. Lasciamoci allora riconciliare, ascoltiamo Gesù che dice a chi è stanco e oppresso «venite a me» (Mt 11,28). Non rimanere in sé stessi, ma andare da Lui! Lì ci sono ristoro e pace. (Papa Francesco, 9 febbraio 2016) 13