Page 37 - 1985 N.10 OTTOBRE
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Ognissanti e Commemorazione dei defunti La speranza che fa luce sul mistero della morte Due circostanze liturgiche, quel- forse guarirai; così se hai unà pol- sto fulgore che si nasconde nel buio la che celebra i Santi e quella monite o altra malattia grave. Ma dei cieli, mi fa pensare a tante ani- che suffraga i Defunti, molto sen- per morire, la malattia veramente me, forse anche tra quelle che noi tite dalla pietà cristiana. Tanto che incurabile è di esser nati. Sei nato, suffraghiamo dei nostri parenti de- in questi due giorni si risvegliano devi morire ». funti, già piene di luce agli occhi spiritualmente molti che d'ordinario Senza presumere di leggere nel di Dio. dormono. Specialmente il giorno dei cronometro di Dio, la vita stessa è Il mistero della santità è vera- Defunti, tornano memorie ed affetti, morte per essere vita. Ogni giorno. mente grande e la prodigalità con ci si reca sulle tombe quasi a rinno- Il « cotidie morior » di San Paolo cui Dio la comunica ci deve riem- vare un rapporto vitale. In questa ( « ogni giorno muoio ») ci avverte pire di speranza e di conforto. San- devozione incide certamente la fede che in ogni istante, nella disponibi- t'Agostino ci aiuta a mettere la san- nella vita futura e in Dio che ne è lità del nostro volere al disegno di tità in rapporto con la nostra fede: la fonte. Gesù Cristo è venuto al Dio, dobbiamo saper morire e rina- << Io dico che coloro i quali tanto mondo per alimentare nell' uomo scere. Ancora più ce ne convince la orgogliosamente presumono di sè, questa speranza. Egli ha continua- parola di Cristo: « Se il seme non da credere che tutto debba attribuir- mente parlato di salvezza, di santi- cade sottoterra e non muore, non si alla forza della loro volontà e da ficazione, di vita eterna come con- può rinascere ... ». negare che sia necessario l'aiuto di- trapposto dell'esistenza terrena e Dobbiamo assumere la realtà del, vino per vivere bene, io dico che della concezione di una vita unica- mente mondana. la morte come un elemento vitale, costoro non possono credere in Cri- qualcosa che ci renda umili, che ci sto. A niente giovano le sillabe che E' un'occasione per riflettere, per approfondire il senso della vita e sproni a cercare cosa vi è dall'altra formano il nome di Cristo, i sacrar della morte, il desiderio di parteci- parte del versante, a prestar fede a menti di Cristo, quando ci si oppo- pazione alla vita divina che è la vera Chi con tanta autorità e chiarezza ne alla fede di Cristo. Ora, la fede rivelazione del V angelo. ce ne ha parlato, cioè Gesù, ad ob- in Cristo consiste nel credere in Co- Per quel misterioso orientamento bedire con fiducia e santo timore lui che giustifica l'empio, credere nel Mediatore senza il quale non pos- del vento dello Spirito, nonostante al suo invito di santificazione. siamo riconciliarci con Dio, èredere tanta mondanità della nostra epoca, In questo, ci sono di esempio nel Salvatore che è venuto a cercare nonostante tanta secolarizzazione e tanti nostri fratelli che hanno orien- e salvare chi si era perduto » (Com- dissacrazione, il mistero della mor- tato il timone della loro vita verso mento al Vangelo di S. Giovanni, te, anche nella letteratura più re- questo porto e in mezzo alle tribo- LXII, 10). cente, torna ad imporsi alla rifles- lazioni sovrabbondarono di interio- sione dell'uomo. Ci attardiamo trop- re letizia ed ora rifulgono: sono i L'inizio della santità è l'autenti- cità della nostra fede in Cristo e il po sulla morte fisiologica e le sue santi dichiarati dalla Chiesa ed elen- progresso nella sa;tità sino alla mi- paure, l'evento umano che più sta cati nel calendario. Ma noi sappia- sura che Dio ci ha assegnato, è l'ir- nelle mani di Dio: « I capelli del mo che il cielo della santità è come robustimento di questa fede. I Santi vostro capo - dice Gesù - sono il cielo pieno di stelle. Per quanto che celebriamo e i Morti che suffra- tutti contati e nemmeno uno cadrà siano numerose al nostro sguardo ghiamo, sono un coro potente di senza il beneplacito del Padre vo- da non poterle contare, sappiamo stro che è nei cieli ». Più che la che ce ne sono a miliardi altre il intercessione presso Dio, perché noi , nostra morte, dobbiamo accettare la cui splendore non siamo capaci di che siamo chiamati alla santità, ci nostra mortalità come legge inelut- percepire con i nostri occhi. Non disponiamo ad accogliere il dono tabile del nostro nascere. « Se hai perché più piccole di quelle che ve- della fede che salva. un tumore -- dice Sant'Agostino - diamo, ma perché più lontane. Que- CARLO CREMONA