Page 26 - N°7 luglio 1979
P. 26
ONETA La parola del Parroco Ho accettato volentieri la festa per il mio 25.mo di Sacerdozio, purché fosse un attestato di stima al Sacerdozio nella Chiesa di Cristo; e non vorrei che fosse un po' di fumo per nascon- dere i miei difetti e i miei limiti. Personalmente ho sempre inteso il Sacerdozio come segno visibile del Mistero di Cristo: Dio- Amore. Cristo è tutto: il centro, il senso del de- stino dell'uomo, è la speranza dell'uomo. Per- tanto il dono di partecipare al Sacerdozio di Cri- sto lo considero più grande del dono deìla vita umana. Purtroppo, oggi, molti presi nel laccio di morte del materialismo, del consumismo, delle ideologie e della droga sono in agonia e dispera- ti, perché senza Amore: senza Cristo; e vedono il Sacerdote come un residuo inutile dei tempi passati. Sono stato mandato, dodici anni fa, dal Ve- scovo nella vostra comunità ad essere segno visi- bile di Gesù. Ci sono riuscito? Ho cercato di fa- re quello che mi era possibile. Dei risultati in campo spirituale solo a Dio spetta giudicare. Posso solo affermare che mi sono preoccupato di spendere le mie povere forze per farvi cono- scere e amare il Signore, e per aiutarvi a fare della nostra Parrocchia un'autentica comunità familiare. Riconosco le mie molteplici manche- volezze e mi sento in dovere di chiedere perdono di non avere corrisposto in tutto alle vostre giu- ste aspettative. Non sono mancate incomprensioni e preoccu- pazioni: sono questo il bagaglio di ogni uomo che cammina su questa terra. Però posso dire mi avete voluto bene e mi avete dimostrato affetto estima; e la festa per il 25.mo accresca l'amore reciproco. XXVI
   21   22   23   24   25   26   27   28   29   30   31