Riso e il Piper dancing
«La Pfm nacque a Gorno
quella serata d’autunno»
I protagonisti: da allora basta con i cliché, solo musica ricercata. La svolta rock del gruppo alla discoteca Piper C’erano anche i Pooh. Era il 1970
La storia
«La Pfm nacque a Gorno quella serata d’autunno»I protagonisti: da allora basta con i cliché, solo musica ricercata. La svolta rock del gruppo alla discoteca Piper C’erano anche i Pooh. Era il 197
È un sera d’autunno del 1970. A Riso, frazione di Gorno, al Piper, una discoteca ricavata dai locali di una vecchia grande balera, il programma propone due gruppi nuovi: i Pooh e i Quelli. Quella sera, lì, nei camerini di quel locale, nasce il progetto del più noto al mondo gruppo rock di casa nostra: la Premiata Forneria Marconi.
«I Pooh stanno suonando le loro prime canzoni beat – ricorda Franz Di Cioccio, il batterista cantante della Pfm, – noi ci stiamo guardando in faccia senza dire una parola. Ma ci siamo capiti: il nostro repertorio fatto di cover di pezzi famosi, di melodie leggere, di accordi facili e rassicuranti, non fa più per noi. Vogliamo battere nuove strade, sperimentare e persino cambiare nome. Tutto viene deciso proprio a pochi chilometri da Bergamo».
E’ una scelta impegnativa, difficile. I Quelli sono il gruppo che accompagna in sala d’incisione gente come Lucio Battisti e mille altri. Un lavoro remunerativo ma per musicisti di quella fattura forse poco esaltante. «Sì, quella sera a Gorno – racconta il chitarrista della Pfm Franco Mussida – discutiamo di una grande necessità: smetterla con il solito cliché e dedicarci alla nostra musica, più ricercata, più sofisticata». Mauro Pagani, oggi direttore artistico del Festival di Sanremo, per anni flautista e violinista della Pfm, ricorda: «Arriviamo in quel locale di Gorno. Il titolare ci accompagna in camerino e con una fortissima cadenza bergamasca, urla: Maria, attacca la scossa. E’ arrivata l’orchestra. Lì capiamo che dobbiamo reagire allo stato di inerzia della nostra esperienza musicale».
Nessun componente della Pfm è bergamasco, ma la provincia della nostra città tiene a battesimo i primi passi di questi solisti. «Decidiamo di smetterla con la musica da ballo – continua Di Cioccio -, ci rinchiudiamo per tre mesi alla Ruota di Caravaggio dove nel ’64 ha debuttato Lucio Battisti. Basta con le nostre canzoncine. Adesso si fa sul serio: repertorio nostro, pezzi lunghi, remake di titoli di King Crimson. Insomma, sprigioniamo la nostra voglia di di comunicare lo stato d’animo di un mondo che sta cambiando». Oggi quei vagiti preziosi sono raccolti in «Celebration 1972-2012», il cofanetto che comprende i primi due album della Pfm, «Storia di un minuto» e «Per un amico», più un cd di rare versioni live e un libro con foto racconti inediti, scritto dal collega Sandro Neri. Il Piper c’è ancora. La Ruota non più: per anni è stato lo Studio Zeta, oggi sta per diventare un centro commerciale. Ma la musica della Pfm fa da colonna sonora oggi come allora a un’epoca irripetibile.
28 ottobre 2012