Le miniere di Gorno (cenni storici)
Le miniere di Gorno (cenni storici di Pietro Mantega. Già direttore delle niniere di Gorno 1962)
Il gruppo delle miniere di Gorno comprende due concessioni minerarie denominate «Val Seriana e Val Brembana» la cui area complessiva è di circa 8.000 ha.
Nella Val Seriana ì lavori si svolgono in tre zone denominate Sezione M. Trevasco, Sezione Est, Sezione Ovest.
Nella Val Brembana sono attive due zone denominate Sezione Val Parina e Sezione Val Vedra.
La Direzione delle miniere era unica ed aveva sede a Campello, frazione del comune di Gorno.
Il giacimento è costituito prevalentemente di minerali di piombo e di zinco nelle forme solfuri ed ossidati.
Solfuri: blenda galena
Ossidati: Genericamente chiamati calamine
Esso si trova sul versante meridionale. di una catena di montagne, che si estendono da Ovest ad Est, delle Alpi Bergamasche, ed è diviso morfologicamente in una parte occidentale, con centro Oltre il Colle, nella Val Brembana, ed in una parte orientale, con centro Gorno, nella Val Seriana, da una seconda catena di montagne che si estende in direzione SW-NE e che interseca la prima a NE.
La tettonica della zona è molto intensa: esistono numerose pieghe e faglie.
Tra queste ultime particolare importanza ha la faglia del Grem che ha direzione SE-NW e che ha determinato uno spostamento orizzontale notevole tra la parte occidentale e quella orientale del giacimento.
La mineralizzazione è distribuita in un orizzonte stratigrafico, denominato Metallifero, la cui potenza raggiunge un massimo di 70-75 m nella parte centrale della zona (Gorno Costa Jels) e si riduce verso Est c verso Ovest a circa 20-30 m.
I geologi che hanno studiato questa zona, come il Desio, l’olandese De Sitter e di recente i tedeschi Wilke ed Herendreich, a parte certe contrastanti vedute di dettaglio, pongono il Metallifero nel Trias delle Alpi Bergamasche tra l’Esino ed il Raibliano.( 220 milioni di anni)
COME SI SONO FORMATI I GIACIMENTI?
Gli strati di calcare metallifero delle nostre montagne, hanno una lunghezza che varia dai sessanta ai cento metri ed uno spessore da dieci centimetri a un metro. Si formarono durante il periodo Triassico, duecentoventi milioni di anni fa e si trovano tra il Ladinico e il Carnico.
Il Carnico è di color grigio-verde ed è attraversato da qualche venetta di pirite.
Nel Ladinico non si trovano minerali. Questi strati metalliferi si sono formati in fondo al mare con sostanze calcaree che si sono allora depositate.
Molti studiosi sono giunti alla conclusione, che nel fondo marino, a quell’ epoca, si verificarono eruzioni vulcaniche che avrebbero fatto affluire nelle acque, assieme alle lave, solfuri di piombo e zinco che si depositarono tra il calcare.
Furono i romani i primi a documentare l’estrazione delle calamine sul nostro territorio utilizzando per il lavoro i cosidetti dannati ad metallam.
La fabbricazione dell’ottone (auricalcum), era nota ai Romani circa fin dal 30 DC, con una tecnica che prevedeva il riscaldamento di rame e calamina in un crogiuolo, il calore riduceva gli ossidi di zinco della calamina, e lo zinco libero veniva catturato dal rame, formando l’ottone, che veniva poi colato in stampi o forgiato.
L’estrazione e l’uso di forme impure di zinco era comunque già praticato già nel 1000 AC in Cina e in India.
In Occidente la scoperta dello zinco puro metallico pare sia dovuta al tedesco Andreas Marggraf, nel 1746, sebbene l’intera storia presenti dei lati romanzati. Descrizioni di come ottenere ottone sono trovate in Europa occidentale negli scritti di Alberto Magno (1248 circa), ed entro il XVI secolo, la conoscenza e l’uso del nuovo metallo si diffuse ampiamente. Nel 1546 Agricola osservò che nei forni dove si erano fusi dei pani di metallo si condensava sulle pareti un metallo bianco, che si poteva recuperare grattandolo via; nelle sue note aggiunse che un metallo del tutto simile, chiamato zincum, si preparava in Slesia.
Paracelso, (morto nel 1541) fu il primo in occidente a notare che lo zincum era in realtà un nuovo metallo e che aveva un insieme di proprietà chimiche separate da quelle degli altri metalli noti. Il succo della questione è che quindi lo zinco era già noto quando Marggraf fece la sua scoperta, e infatti lo zinco era già stato isolato due anni prima da un altro chimico, Anton Von Swab, tuttavia, la qualità e la metodica precisione dei suoi esaustivi resoconti fu tale da cementare la sua fama come scopritore dello zinco.Prima della scoperta della tecnica della flottazione del solfuro di zinco, la calamina era la principale sorgente di zinco metallico; con il nome di “calamine” erano designati dai nostri minatori,
Furono poi i Pisani e i Veneziani che posero la loro attenzione su queste miniere ma solo per estrarre l’argento dalla galena il cui contenuto è di mezzo kg per ogni tonnellata.
La scarsità del minerale con i mezzi allora impiegati portò comunque all’abbandono di questa pratica estrattiva.
Nel 1841 Gio Borlini Parroco di Chignolo, Pietro Capitanio di Trescore e il nobile Giacomo Clemente Suardo chiedono all’Imperiale Regia Delegazione Provinciale l’investitura di anni 50 di una miniera di piombo posta nel territorio di Gorno.
Nel 1852 Pietro Ferrari e Bortolo Perani di Casnigo chiedono di sfruttare la zona dei Pendez, quali scopritori; la Deputazione Comunale di Gorno negava la qualità di scopritori in quanto già in tempi remoti si sapeva di escavazione di minerale.
Nel 1854 Pietro Ferrari e Bortolo Perani ottennero comunque una
Concessione per le località Pendéz, Ronco e Costa Jels.
Nel 1855 si costituì in Bergamo una Società Montanistica che, forse allettata dal ritrovamento di qualche pezzo di galena assieme al minerale di zinco, aveva intenzione di compiere ricerche per l’estrazione di argento.
Nel 1860 l’ing. Signorile, reggente l’ufficio Montanistico di Bergamo, fece presente la possibilità di coltivazione della nostra blenda.
Nel 1862, prese il via l’escavazione della blenda ad opera della ditta Sileoni che poi cedette l’attività mineraria all’inglese Richardson.
Nel 1868 un certo Epis di Oneta segretario del comune in accordo con l’avv. Giacomo
Sileoni di Genova ottennero la permissione di ricerca per Grina, Golla e Splazzi.
A Giacomo Sileoni succede la figlia Artemisia che nel 1870, per mancanza di mezzi, cedette l’attività all’inglese Richardson che stabilì la sua sede a Ponte Nossa e iniziò i lavori.
Il 1870 è da ritenersi la data ufficiale di inizio dell’escavazione della calamina nella Valle del Riso, in quanto come negli Annali del Ministero dell’Agricoltura Industria e Commercio del 1870 è scritto: Fra gli avvenimenti che riguardano questa industria è da citarsi la scoperta di giacimento di calamina nei comuni di Gorno Oneta e Premolo in Provincia di Bergamo, quei giacimenti che sono di epoca triassica, e si presentano talvolta sotto l’aspetto di ammassi, tal altra sotto forma di filoni regolari. Si è incominciato ad asportare minerale e se ne sono già spedite 700 tonnellate in Inghilterra.
La notizia fece un certo scalpore nell’ambiente scientifico dell’epoca, poiché venne pubblicata nelle “notizie” del Bollettino Del R. Comitato Geologico d’Italia del 1870.Così da Gorno, Oneta e Premolo prese il via la secolare produzione dello zinco, che negli anni successivi si estese a tutte le Orobie.
Nel 1874, nel vicino Monte Trevasco, sopra Parre, fu scoperto un’altro importante giacimento di calamine da Flaminio Modigliani (padre del pittore Amedeo). Il Consiglio delle Miniere era presieduto, dal 1866 al 1884, dall’ing. Quintino Sella più volte Ministro delle Finanze e perfetto conoscitore dell’arte mineraria e della mineralogia, in particolar modo quella delle Alpi (fu anche fondatore del C.A.I.),
I Modigliani, già nel 1874 (essendo consuetudine iniziare i lavori durante le fasi autorizzative), realizzarono a Ponte Selva, in prossimità della strada provinciale della Val Seriana, gli impianti di “calcinazione” della calamina, costituiti da un moderno forno a tino come quelli usati in Sardegna, ed i magazzini per le calamine “crude” e per quelle “calcinate”, pronte per la spedizione all’estero ( Belgio, Inghilterra, Francia), dove venivano poi impiegate per estrarvi lo zinco, dato che in Italia non vi erano tali stabilimenti.
Per il trasporto del minerale dal Monte Trevasco al forno di Ponte Selva veniva usata la teleferica.
Da questa località, a mezzo di carri il minerale raggiungeva Bergamo e da qui il porto di Genova, dove veniva imbarcato. In questi anni già si auspicava che venisse realizzata la ferrovia Bergamo – Ponte Selva per ovviare agli alti costi di trasporto del minerale.
Infatti, da Ponte Selva a Bergamo occorrevano più di cinque ore con una spesa di 6 lire alla tonnellata, mentre da Bergamo a Genova il costo era di 12 lire alla tonnellata. Al porto di Genova, la calamina di Parre, era venduta a 60 lire alla tonnellata. Nel 1876, intanto, altri intraprendenti inglesi Francis e Goudal Gibson, in società con i banchieri livornesi Modigliani, iniziarono lavori molto importanti, scoprendo nel 1877 altre miniere:
Monte Trevasco,Arera, Vaccareggio, Dossena Gialla S. Pietro d’Orzio.
Ancora nel 1877 scoprirono la miniera di Grina Golla Splazzi, poi ceduta a Richardson, che ne ottenne la concessione.
Gli avvenimenti per i Modigliani precipitarono all’inizio del 1884: nella seduta del 3 marzo 1884 il Consiglio delle Miniere discusse l’ampliamento della Miniera di Monte Trevasco, dando parere favorevole a condizione che i Fratelli Modigliani avessero una situazione finanziaria tale da poter coltivare la miniera.
Ma pochi giorni dopo, il 31 Marzo, sopraggiunse il fallimento. Dal F.A.L. della Prefettura di Livorno si legge: Liquidazione del patrimonio della ditta Fratelli Modigliani di Emanuele affidata alla Banca di Livorno (direttore V. De Veroli).
Il 12 luglio 1884 a Livorno al fratello Flaminio nasceva un figlio che fu chiamato Amedeo. Le miniere furono così affidate Nel 1884 (in custodia prima, poi in affitto) alla ditta inglese The English Crown Spelter che, una volta passata la crisi e grazie anche alla migliorata situazione dei trasporti in Val Seriana dovuta al completamento della ferrovia Bergamo- Ponte Selva del 1885, le riportò in attività nel 1886.
Nel 1886 erano occupati da 500 a 600 operai e si scavavano 15000 t. circa di minerale ogni anno per un valore di £ 500.000 di allora. La proprietaria delle miniere divenne invece, la Banca di Roma, creditrice dei Modigliani.
Le miniere di questi ultimi e quelle della Val del Riso della ditta Richardson restarono attive fino ai giorni nostri, passando verso fine Ottocento, dopo altre vicissitudini finanziare, in mano a tre società straniere fra le più importanti del mondo nel settore zincifero.
Nel 1888, per fallimento della Banca Romana passano a The English Crown Spelter Co l.td, poi alla belga Vieille Montagne e la Società Austro-Belga, che spedivano le calamine alle officine dei loro rispettivi gruppi in Inghilterra, a Moresnet e Corphalie in Belgio. In conclusione, possiamo affermare che l’impresa mineraria realizzata dai Fratelli Modigliani assieme a Gibson nei loro dieci anni di permanenza a Bergamo, (a parte il fallimento dovuto a fattori contingenti di mercato) fu a dir poco eccezionale. Essi riuscirono ad indagare quasi tutta la zona mineraria della fascia montana da Gromo fino a Camerata Cornello, per una lunghezza di circa 30 chilometri, scoprendo tutti gli ammassi di calamina esistenti su quei monti ed aprendo miniere che, negli anni della gestione Modigliani, furono le più importanti del settore in Lombardia e che assicurarono lavoro all’attività mineraria.
La società di Liegi, Vieille Montagne, che aveva ottenuto i primi permessi di ricerche, sotto la oculata direzione dell’ing. Luigi Noble, aveva ormai esteso la sua attività a quasi tutte le miniere di calamina esistenti nei comuni di Gorno, Premolo, Ponte Nossa, Parre, Oneta, Oltre il Colle, Dossena.
Nel 1922 la English Spelter Company cedette alla Vieille Montagne le miniere della Val del Riso.Verso il 1927, a seguito di lavori di ammodernamento, comprendenti anche le laverie di Oneta e della frazione Riso, fu raggiunta una produzione di ben 12.575 t. di zinco. Allo scoppio della guerra la società belga dovette rinunciare alla concessione che passò all’italiana SOCIETA’ NICHELIO E METALLI NOBILI.
Nel 1942 le miniere vengono requisite e date in gestione alla s.a. nichelio e metalli gruppo di Gorno poi alla Società Mineraria Anonima Piombo e Zinco (S.A.P.E.Z)
Nel 1945-46 le miniere vennero chiuse a causa di enormi problemi tecnici e finanziari. Nel 1949 venivano inviati in Belgio 2000 tonnellate di blenda flottata a fronte della nazionalizzazione delle miniere.
Nel 1949 in Val del Riso iniziano i lavori per la costruzione del più grande stabilimento di zinco elettrolitico d’Europa; entrerà in funzione nel 1952 con una produzione di circa 15000 t. di zinco annue, arrivando negli anni 70 ad una produzione di 35000 t di zinco annue con minerale proveniente da tutto il nord Italia. Poi nel 1954 viene incorporata nell’ A.M.M.I S.p.A (azienda minerali metallici italiani), furono incorporate dalla ITALMINIERE, intervenne l’EGAM e infine furono cedute alla S.A.M.I.M. che il 12 gennaio 1982 decise la definitiva chiusura delle attività estrattive dei minerali per mancanza di economicità. Questa è la storia delle miniere della nostra valle fino ai giorni nostri.
Rinuncia concessione mineraria 2 febbraio 1984
Documenti sulle miniere di Gorno
Articoli sulla chiusura delle miniere di Gorno