Giovanni Varischetti
Giovanni Varischetti e le sue sculture
Giovanni vede la sua prima alba il giorno più lungo del 1934.
Il 21 giugno.Come la maggior parte dei suoi fratelli e dei suoi compaesani di quella generazione cresce fra gli animali e le pietre, con le materie prime di un’esistenza semplice.
Il fieno, le foglie, le pietre e il legno.
Al legno tornerà dopo alcuni anni quando trasferitosi con la famiglia a Ranica, si troverà a giocarci.
Il destino gli ha concesso di ottenere un impiego in un ponte radio sul colle della Maresana, laddove il suo compito è custodire … Lui che aveva custodito per anni le bestie sul Grem, in Grina e in Golla, si trovava a custodire una stazione radio ripetitrice sul crinale di una collina. Per raggiungere questo posto di lavoro, risale un sentiero e attraversa i boschi.
Ma a Giovanni prudono le mani, non è abituato a custodire delle apparecchiature con lancette che non dicono l’ora ma valori di cui non ha sentore.
Dopo aver passato alcuni anni a lavorare di notte in fabbrica a Ponte Nossa,e governato le bestie di giorno in Grina, superare le preoccupazioni della crisi di fine anni 60 con un impiego del genere sembra un miracolo, e allora inizia a leggere testi sacri. Illustrati si perché a scuola non era uno dei più bravi…era sempre distratto pensando alle sue caprette.
Dunque nella piccola officina di manutenzione del ponte radio della Maresana, un girono dopo aver svolto le sue mansioni ordinarie, si prepara un bastone, per scacciare le serpi lungo il cammino. Ma questo bastone gli viene tanto bene che lo deve regalare e ne fa un altro, e poi un altro ancora… Fino a quando qualche parente gli dice…: ma pròa a fa sö i rastèi…lui ascolta, e inizia a produrre rastrelli. Belli equilibrati… il manico di un legno, la testa di un altro e i denti di un altro ancora. Nel giro di qualche mese diventa un provetto produttore di rastrelli. Insomma siamo al limite perché la piccola officina del ponte radio si trasforma in un laboratorio.
Ma d’altronde i compiti prevedono la presenza, l’ordine e la manutenzione. Ci sono tempi in cui il custode è comunque meglio che sia vigile e presente.Un giorno Giovanni passando per il bosco, vede una capra, accidenti!
E’ intrappolata in un tronco e allora lui che fa? Taglia l’albero e libera la capra… Non ha attrezzi adatti, dunque se li crea limando pezzi di ferro e utensili di fortuna, ma la sua capretta lo guarda e gli sorride e allora le vuole dare compagnia e libera dal legno una gallina, poi un’aquila, poi … un cavallo, poi una mucca e poi… Cristo.
Cristo in croce è la sua liberazione preferita. A lui piace proprio togliere dal legno tutto quanto sta attorno a quella che dopo qualche giorno sa-rà una cosa che altri definiscono “opera”.
E allora inizia ad aver cura del materiale e delle attrezzature e via via inizia ad assecondare una dote che nemmeno lui si spiega.
Mani grandi, e nessuna preparazione scolastica, nessun principio di proporzione, disegno o tecnica appresa con un maestro. Niente di tutto ciò, solo la memoria di come è fatta una mucca, un cavallo e l’osservazione delle proprie membra per riprodurle nelle mani, braccia, volti ed espressioni dei personaggi realizzati.
Giovanni per anni produce diverse sculture di diversi tagli e formati, a volte su richiesta di qualche amico, ma prevalentemente seguendo la propria indole indomita.Una passione che però abbandona quasi completamente quando cambiano i ritmi della sua vita. Il ritorno alla sua prima passione, gli animali, la stalla e i campi quando va in pensione. Si scorda la sua abilità e quasi come volesse voltare pagina fa a meno della sua capacità manuale. Torna a percuotere gli scalpelli a distanza di anni quando per fare un po’ di riabilitazione postoperatoria alle mani per tunnel carpale, segue i suggerimenti dei famigliari e riprende così daccapo.
Prima libera un orso, poi un Cristo e poi …
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La via crucis