Gorno: Era tradizione avere il maiale che in autunno veniva macellato in proprio.
Questo particolare ricordo non è per tutti, soprattutto per gli animalisti. Siete avvisati!
Il silenzio degli innocenti? No!
Le urla dei colpevoli!!!! E colpevoli di che? Di essere nati maiali!
Se ci ripenso, sento ancora quegli struggenti grugniti, quelle urla quasi umane, provenire dalla strada di Sant’ Antonio, dove c’era un allevamento di maiali.
Era sempre dopo l’ ora di cena e quelle grida, invece di spaventarci, erano come una calamita per me e i miei cugini, così ci “piombavano” verso quel richiamo finché non vedevamo apparire, dalla curva sopra il fontanino, il grosso animale trainato dal suo allevatore.
Il povero suino veniva “convinto” ad avanzare con calci e bastonate fino al luogo della “esecuzione”, una stanzetta, in uno stretto vicolo, vicino alla casa del Vitale. Qui lo aspettava il “boia” ( forse il Marti, macellaio?) armato di affilati coltellacci. In verità più che il “boia” mi sembrava un chirurgo con quel grembiulone di plastica verde e ,vicino a lui, due o tre “infermieri” che prendevano in consegna l’ animale sempre più urlante.
Mentre il ” chirurgo” sceglieva i ferri adatti, i suoi assistenti appendevano il maiale per le zampe, a testa in giù.
A quel punto la porticina della “camera del patibolo” si chiudeva togliendo la visuale agli spettatori lì convenuti, tra cui tanti bambini e ragazzini ( lo spettacolo non era certo adatto a loro!).
Quando la porticina si riapriva, decine e decine di occhi si sbarravano e le bocche si spalancavano. Dall’ animale sgozzato, il sangue colava a fiotti, come un rosso torrente. A quella terrificante vista, tutti i bambini fuggivano inorriditi, mentre gli uomini procedevano alla macellazione di quell’ animale ” colpevole” solo di donare tutto di sé: sangue, cotenna, grasso, carne…. con cui produrre gustosi salumi!
(Testimonianza di Anna Marelli) |