Santa Barbara
Santa Barbara (statua della parrocchiale di Gorno)
Patrona dei minatori
Pare nata a Nicomedia, in Asia Minore nel III secolo d.C. e che si sia trasferita poi a Scandriglia, in provincia di Rieti.
Secondo la leggenda morì decapitata a mano del padre Dioscuro, di religione pagana, per ordine del magistrato romano a cui lui stesso l’aveva denunciata di essere cristiana.
La morte fu preceduta da due giorni di feroci torture: fu flagellata con verghe, che secondo la leggenda si tramutarono in piume di pavone, venne torturata col fuoco e le furono tagliate le mammelle.
Sempre secondo la leggenda Dioscuro, subito dopo l’esecuzione, venne colpito ed ucciso da un fulmine.
Oggi i resti della Santa riposano nella Cappella omonima a Burano.
L’iconografia di Santa Barbara si è diversificata nei secoli, influenzata anche dalle tradizioni culturali legati ai popoli che tuttora la venerano come protettrice “di coloro che si trovano in pericolo di morte improvvisa” in quanto rappresenta la serenità del sacrificio di fronte al pericolo senza possibilità di evitarlo.
Nelle raffigurazioni più antiche è rappresentata con un pavone. Secondo alcuni si vuol fare riferimento alle penne dell’animale in cui si trasformarono, secondo la leggenda, le verghe con cui la vergine venne torturata; secondo si tratterebbe dell’araba fenice, capace di rinascere dalle proprie ceneri, a testimonianza anche della provenienza orientale di Barbara.
In altre raffigurazioni la Santa compare associata ad una torre, alle sue spalle o, in miniatura, fra le sue mani, in ricordo della torre nella quale fu rinchiusa dal padre, che simboleggia la tendenza al Divino sin dai tempi della biblica torre di Babele.
La Santa è stata inoltre raffigurata anche con la pisside, il calice che contiene le ostie benedette, per testimoniare quel potere concessole di impartire il sacramento a coloro che vengono colpiti dalla morte improvvisa.