Prete soldato

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Prete soldato

Don Giuseppe Canova, cresciuto ad Oneta, tenente cappellano Quinto Regimento Alpini, Battaglione Valcamonica . Lettere, diari e note ( 1883-1918 ) – Due tomi

di: Ermenegildo Camozzi
Il 28 maggio 1918, Don Giuseppe Canova scrive nel suo diario: “Ho fatto collocare le ultime croci con le targhe nei cimiteri. Ed ora che ho sistemato le tombe dei poveri morti, me n’andrei volentieri, mi pare d’aver compiuto il mio lavoro.”
Difatti, sul principio di Giugno, anche perchè si erano accentuati i suoi disturbi di salute, l’avvicendamento gli era stato accordato ed era alla vigilia del suo trasloco. Ma allora che il termine della morte pareva gli si dovesse allontanare, il 10 Giugno si domandava : “Se fosse solo coincidenza il trovarsi dopo ire armi a celebrare la S. Messa in quel luogo, dove aveva celebrato la prima volta all’aperto sulla neve, o se proprio doveva terminare la guerra là dove l’aveva incominciata.”
E il 12 Giugno, annunziando allo zio Don Antonio il suo prossimo avvicendamento, scriveva: “Non mi nascondo il timore che avvenga di me quello che accadde a ‘Torquato Tasso che alla vigilia di essere incoronato morì.”
Il giorno seguente, 13 giugno, egli cadeva sulla cima di Conca Seradino (Tonale). Quella mattina aveva avuto luogo un’azione e il buon cappellano aveva per una centesima volta esposto la vita per soccorrere i suoi soldati. Ma ormai stava per tornare la calma. Erano gli ultimi colpi che partivano ora dall’uno, ora dall’altro campo avversario, come gli ultimi rantoli del tuono quando riappare il sereno.
Il bravo sacerdote era tutt’ora sul campo. Per meglio conoscere, dalle comunicazioni telefoniche che vi fanno capo, quale fosse la situazione, entrò in un osservatorio.
Voleva egli informarsi quali pericoli ancora sovrastassero a chi amava come figli e dove occorresse portare l’opera sua. Fu un attimo. Un grosso calibro colpì il debole riparo che difendeva l’osservatorio e la nobile esistenza del sacerdote di Cristo fu spezzata insieme a quella di alcuni ufficiali e soldati che stavano con lui.

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